domenica 16 dicembre 2007

Madri

E così, come sempre, le gioie e le fatiche vengono le une dopo le altre. Un progetto, una nuova illusione. Una caduta, un finto fallimento. La realtà sfugge alla definizione delle parole: migliore del peggio; peggiore del meglio.Come granchi alla marea che viene... e alla marea che va.
Ancora con due mani, ma pure con qualche amputazione nell’anima, guardo passare il tempo. Guardo passare le stagioni che attorno a Capo Nord-Ovest la fanno ancora da padrone.
In questo mese le tartarughe tornano a riva a deporre le loro uova. Alcune sono enormi. Si avventurano sulla spiaggia soltanto quando viene il buio, arrancano sul bagnasciuga lasciando la traccia dei loro mille passi brevi e il lungo solco pesante del carapace segnato nel mezzo dal penoso strisciare del becco nella sabbia. Disperdono la loro traccia arrampicandosi nella sabbia asciutta e instabile delle dune. E poi si scavano un nido improvvisato ove depongono con sforzo le loro cento uova di cui forse una sopravviverà al primo anno di vita.
E noi che abbiamo tempo ci si siede in silenzio per non essere visti, per essere leggeri come se non si fosse lì. E le tartarughe non sembrano spaventate. Hanno attraversato l’oceano per ritornare ancora una volta sulla lora spiaggia, sanno che con noi o senza di noi le cose andranno bene. Come possono andare bene nella lotta per la vita.
Si innalzano nello sforzo di deporre ancora ed ancora le loro uova, e si affrettano a nasconderle alla vista con un velo di sabbia. Un gesto in qualche modo d’amore, di una maternità non di mammifero, diversa dalla nostra. Una maternità che sa il rischio e non si affeziona ma protegge.
Uno spicchio di luna ci illumina di luce pallida. Le onde delicate della laguna, già infrante dalla barriera di corallo, si appoggiano alla sabbia compatta con un suono tranquilo che toglie la paura del mare. Ancora un’altra tartaruga. Ed un’altra, ed un’altra. Ovunque in questa spiaggia per chilometri e chilometri.E chissà come, penso a Fleba il fenicio ed al flutto profondo del mare. Penso che poi è una tomba migliore di altre, insieme alle novantanove tartarughe che non ce l’hanno fatta e ad altre creature di Dio.

2 commenti:

cristina ha detto...

Dev'essere uno spettacolo bellissimo, "sono madri protettive, che non si affezionano"....fa riflettere. Martina manda un abbraccio a te e Speranza

Anonimo ha detto...

bellissimo.......
fratellino il mio compleanno lo hai dimenticato... riesco a sentirti prima di natale???? aspetto--- baci