martedì 24 gennaio 2006

Ponti e gallerie

Sì, capisco. Bisogna sapere molte più cose di me per parlare di un certo ponte, o di una specifica galleria, o di una diga, o di qualunque cosa. Per parlare a ragion veduta bisogna sapere tante cose che non sappiamo mai. Ogni opinione è una stima, basata su qualche cosa che ci hanno detto, o che abbiamo visto. Ma solo qualche cosa.
Io non so. Dal buco profondo della mia ignoranza vedo che l’Italia ha sofferto da quasi due secoli di ritardi. Ritardi politici, legali, culturali, ma anche ritardi nella rete dei trasporti, nella produzione di energia. Insomma: ritardi strutturali. Cose che sappiamo. Cose che frenano lo sviluppo, che frenano la società e che non si cambiano in fretta perché, giustamente osserva Elisa, per fare un ponte ci vogliono trent’anni.
Forse questo specifico ponte è sbagliato. E forse anche quella specifica galleria. Ai tecnici dell’ingegneria, della società e dell’economia, agli “informati” la risposta. E l’onere di trovare soluzioni migliori.
Alla polizia ed alla società civile siciliana l’onere di sconfiggere la mafia.
Ma non mi pare che sia una grande idea quella di alzare le bandierine arcobaleno in una minestra dei buoni sentimenti, verde, pacifista, retró, alternativa, localista, dell’oggi. E poi? Poi avremo i rimpianti di non avere investito. Poi la barriera dello stretto, la bandiera delle Alpi, le barriere di tutti i tipi ci lasceranno lontani dai centri pulsanti, dove batte il cuore dell’economia e delle idee.
E con tutto questo, non mi importa molto: spostiamo il tunnel e non facciamo il ponte. Ma facciamo allora investimenti migliori.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Magari facessimo investimenti migliori!
Non so se hai mai letto il blog di Beppe Grillo. Lui ne parla di queste cose.
E sai su cosa stanno investendo adesso? Su un libretto: “L’innovazione digitale per le famiglie”.
Investimento di 7 milioni di euro e più per informare le famiglie su una tecnologia superata da anni ormai...
Questi sono gli investimenti che il governo ci propone.
Sappiamo tutti come finì una certa diga e sappiamo tutti che questo ponte non lo vuole nessuno. E allora come facciamo a fargli investire bene i nostri soldi?

Anonimo ha detto...

Hai ragione, Vittore, sui ritardi struttrali.
Ricordo d'aver visto un filmato sulle condutture che dalla Puglia portano acqua verso altre regioni con scarse riserve idriche.
Ebbene, le tubature erano letteralmente bucate, l'acqua zampillava fuori, e metà della portata veniva dispersa lungo il tragitto.
Giusto per dire da dove bisognerebbe cominciare.
Infine, è del tutto vero che non abbiamo altro che opinioni.
Per questo, anche, esistono i blog: per conforntare opinioni, anche da una parte all'altra del mondo.

Anonimo ha detto...

Quindi cambio il link e metto questo?
vedi che alla fine tutti mollano clarence?
un bacio :)

Anonimo ha detto...

preso da impetuoso entusiasmo, ho deciso di anticipare i prevedibili commenti di Vittore sulla folgorante vittoria (perdonate il bisticcio...) di Hamas nelle lezioni legislative palestinesi di ieri. già si levano le lamentose grida dell'occidente ipocrita. evidentemente la democrazia ci sta bene (ed è "democrazia reale", un po' come era "reale" il socialismo d'antan) solo quando ci regala risultati che fanno comodo agli USA, ad israele ed ai loro lacché.
ma la gente - perché, parafrasando il miglior de gregori, è la gente che fa la storia - non ci sta. i palestinesi sottomessi per decenni ad una violenta occupazione, a stenti e tormenti quotidiani, condannati al ghetto come topi, i palestinesi ci hanno dato un bello schiaffo in faccia. buon pro ci faccia.

Anonimo ha detto...

prevedo già le tiritere moralistiche di Vittore, sulla falsa riga di quelle che appaiono sul sito del "Riformista". vorrei che sapeste, comunque, che io non sono affatto un ammiratore di Hamas. ma non perché sono "terroristi" (d'altro canto, al terrore si risponde con altro terrore, da che mondo è mondo, e poi tutti sanno che le guerre d'occupazione non funzionano, come dice il protagonista della "guerra dei mondi" di Welles). Hamas non mi piace perché il fanatismo fondamentalista e religioso, intriso di paternalismo e retorica, è l'antitesi della mia mentalità laica e comunista. varrebbe però la pena di riflettere su come è nato Hamas. su chi ne ha foraggiato le attività, chi ne ha favorito la penetrazione nella società palestinese mentre era impegnato ad ammazzare o perseguitare i movimenti laici di liberazione della Palestina.

Anonimo ha detto...

se poi le elites laiche e corrotte di Fatah vengono a patti con israele, e dopo la morte di Arafat arrivano al colmo di stringere calorosamente la mano del boia di Sabra e Chatila (fortunatamente e finalmente ridotto a vegetale), è chiaro che la rabbia esplode, che i fanatici fondamentalisti sono i primi ad approfittarsene. ma d'altronde le elezioni sotto la dura occupazione di israele (un vero controsenso, si auspica democrazia quando a dettare la legge sono i ragazzini ai posti di blocco con i loro UZI) sono state volute dall'occidente. volevano indebolire Arafat - che ne l frattempo è morto - ed hanno partorito Hamas. il vecchio sceicco Yassin se la starà ridendo dalla sua sedia a rotelle, nell'aldilà dove un missile israeliano l'ha spedito.

Anonimo ha detto...

l'unica cosa seria che l'ipocrita occidente dovrebbe fare è prendere atto del risultato e cercare di tirar fuori da Hamas lo spirito di realpolitik che già pervade alcuni dei suoi leader. altro che i commenti di bush, fini, prodi , berluscazzo. ne' d'altronde israele - con i vari olmert (l'assassino ex sindaco di gerusalemme, l'affamatore dei palestinesi della parte est, l'espropriatore ed il demolitore di case), peretz, peres e netanyahu - a decidere chi deve governare i palestinesi: questo diritto, che gli hanno riconosciuto, deve essere rispettato. punto e basta. altrimenti le conseguenze saranno gravissime.