mercoledì 7 marzo 2012

Pirati e Marinai

Spero che vengano a casa... e spero che i loro colleghi non abbiano paura di sparare se ne hanno il bisogno. E anche che sappiano che se dovranno pagare di persona per un possibile errore (se le cose andranno davvero male) lo faranno con il mio affetto e la mia riconoscenza e che faremo il possibile per tirarli fuori. Non so se e' una grande soddisfazione, ma insomma... dal mio punto di vista non sono e non saranno criminali ma persone da ringraziare perche' fanno un lavoro difficile e pericoloso.
Ho pensato di attraversare quelle acque in barca per tornare un giorno a casa, e la preoccupazione per la pirateria per me e' una preoccupazione vera e non solo una notizia. La pirateria dell'Oceano Indiano, non ho dubbi, va combattuta e vinta. E non e' una battaglia che si vince solo con le parole.
Credo che l'Italia abbia le sue ragioni ad essere offesa per i marinai in galera. Ma se devo essere sincero, NON penso che abbia TUTTE le ragioni.
Innanzi tutto due uomini sono stati uccisi. Due uomini che sembra proprio non siano pirati. E non e' un incidente che possiamo minimizzare. Cosa penseremmo se da una nave mercantile straniera qualcuno sparasse su un nostro peschereccio e uccidesse a freddo due pescatori siciliani? Non dico "da una nave militare", a cui in mare per prudenza non ci si avvicina neppure, ma da un mercantile dall'apparenza inoffensiva a cui una barca piccola e manovrabile si avvicina senza timore di collisione per non allungare inutilmente la navigazione?
Se leggete i giornali Indiani (ed e facile perche' molti sono scritti nel nostro familiare europeissimo Inglese) la prima cosa che colpisce e' che quello che per noi e' un grande titolo in prima pagina ed il segno di una crisi internazionale di primo livello, per il lettore indiano e' una notizia di cronaca che si fa fatica a trovare tra le pagine secondarie del giornale. E non si ha l'impressione che per gli Indiani sia in gioco il loro orgoglio nazionale, ma un processo, piu' o meno normale, per omicidio.
Noi ci sentiamo offesi perche' li hanno imprigionati. Credo che sia perche' spontaneamente giustifichiamo l'errore dei nostri marinai. In fondo ci sembra normale: se una barca da pesca di gente scuretta si avvicina alla nostra barca (o nave) almeno il pensiero dei pirati si affaccia alla nostra mente. Lo so. E capitato anche a me di preparare la radio ed il GPS per una trasmissione di emergenza, di allertare i miei compagni in cabina e di guardare nervosamente alle mie spalle cercando di indovinare le intenzioni dell'altra imbarcazione.
Eppure, come possiamo pensare che questa reazione "naturale" possa essere compresa dagli Indiani? E se compresa, come possa essere accettata senza offesa? Gli Indiani non sono "cattivi mussulmani" come i pirati somali. Anzi, sono da sempre ai ferri corti con i mussulmani; ben piu' esplicitamente di quanto non siano stati da tanto tempo i Paesi europei. Col Pakistan, col Bangladesh, con gli attentati gravi quanto il nostro 11 Settembre e la bomba nucleare pakistana sulla soglia di casa.
Ma se l'assoluzione preconcetta che noi (anche io) riconosciamo come un diritto ai nostri uomini non dovesse funzionare nella psicologia indiana, per quale ragione dovremmo "offenderci" per il loro arresto?
Le nostre ragioni si limiterebbero ad una, articolata su due punti: l'omicidio e' avvenuto in acque internazionali su una nave italiana, per cui i nostri uomini non sarebbero soggetti alla giurisdizione indiana ma a quella italiana.
A prima vista sembra giusto, lo sanno tutti che una nave in acque internazionali segue la legge del suo proprio Paese. Pero', a prescindere dal fatto che i giornali indiani non siano cosi' sicuri sul particolare delle acque internazionali, c'e' un altro problema: chi ha sparato era in territorio italiano, ma chi e' morto era in territorio indiano (il peschereccio, per l'appunto, non era di Mazzara del Vallo). Nessuno, mi sembra, nega che ci sia stato un duplice omicidio di pescatori, con tante attenuanti e forse con buone giustificazioni, ma l'omicidio c'e' stato. E l'omicidio e' avvenuto in territorio indiano anche se i colpi sono stati sparati dall'Italia che si trovava, solo in quel momento. a confinare con l'India.
E' cosi' ovvio che l'India, che e' riuscita a metterci le mani sopra, dovrebbe lasciare andare i nostri uomini chiedendo scusa? E' cosi' ovvio che l'opinione pubblica indiana non possa arrabbiarsi per questo incidente?
L'Italia si e' gia' offerta di pagare i danni alle famiglie dei pescatori. Mi sembra che per lo meno questo suggerisca che l'ipotesi di un errore colpevole dei nostri uomini sia stato preso seriamente in considerazione dal Governo italiano. E' la stessa cosa che fece Bill Clinton nel 1998 quando i caccia americani tagliarono i cavi della funivia del Cermis uccidendo 19 passeggeri.
I nostri marinai non sono criminali e vanno riportati a casa. Come non erano criminali i Marines americani che allora guidavano l'aereo. E che infatti sono tornati a casa tra lo sconforto della nostra opinione pubblica che allora era un po' meno garantista.
Gli errori purtroppo accadono, e a volte sono dolorosi. Invece di fare bellicosi proclami, come si suggerisce incautamente da piu' parti, suggerirei di sostenere i nostri marinai e di attendere un giudizio che spero sara' piu' veloce di quello che ci aspetteremmo se il processo si dovesse svolgere in Italia. E poi, se sara' necessario, di chiedere scusa.

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