giovedì 10 settembre 2009

Cucinotta


Che strani discorsi che si fanno in Italia. Non so se ci sono molti altri posti in cui il dibattito “politico” è così melmoso e basso. In cui l’odore di chiuso è così forte e l’aria corrotta tanto soffocante. In cui tanti coglioni sono chiamati “onorevole”.
Nello specifico le mie riflessioni (anzi, l’incredulo sussulto di tutto il mio corpo sulla seggiola) sono causate da una registrazione di Radio Padania (riportata sul blog l’AntiComunitarista di Daniele Sensi (http://danielesensi.blogspot.com) e su Informare per Resistere, a cui sono arrivato tramite una citazione sulla pagina facebook di Carlo Ruggeri), in cui Andrea Rognoni, direttore della rivista Idee per l’Europa dei popoli, ci dice di come non si riconosca nella italianità della signora Cucinotta e di come voglia più spirito “padano” alla mostra del cinema di Venezia.
I commenti dei lettori sono molto veri: sono proprio cazzate, e viene proprio voglia di insultarli un po’ questi leghisti.
Ciononostante, insultarli purtroppo non serve, non dimostra nulla e non risolve il problema. E poi rischia di fare un guaio, di negare la verità che c’è nel pensiero di tutti e che, se non riconosciuta, può far pensare al lettore disattento che magari di verità nel pensiero leghista ce ne sia più di qualche briciola. Ne dubito, ma evidentemente gli elettori della lega ci credono.
E allora cercherò di riflettere e di vedere se ho abbastanza tempo, voglia, salute e materiale per mettere in fila quattro idee.
Le differenze etniche esistono. Come esistono le differenze sessuali. Non vuole mica dire che siano criteri di giudizio, o regole da seguire. Non vuol dire che contino. Sono piccoli fatti che non serve negare.
Non vuole dire che le donne si devono comportare da donna, o che essere “padani” (termine comunque inventato di sana pianta non più di venti anni fa) sia bene o male. Ma vuol dire che quando comprendiamo il mondo semplificandolo ed attaccandogli un etichetta (che so, definiamo l’insieme degli Italiani, o dei “maschi padani” come mi sembra dica il signor Rognoni), identifichiamo un gruppo di variabili umane che hanno certe caratteristiche comuni, o in cui certe caratteristiche fisiche o culturali sono più frequenti di altre.
È un fatto che la maggior parte degli italiani del nord è più chiaro di pelle della maggior parte degli italiani del sud. Non è molto importante, ma è un fatto. Come è un fatto che l’accento è diverso. Come è un fatto che ci sono elementi culturali che ostacolano la comunicazione tra i due gruppi quando questi vengono giustapposti. Nella mia Reggio Emilia sono ancora evidenti i diversi gruppi di immigrati dal sud Italia dopo cinquanta anni di immigrazione.
Quindi è possibile che la signora Cucinotta mal si confaccia all’ideale della bellezza leghista. Mi pare però che si possa dire che l’applicazione dello stereotipo leghista della bellezza alla mostra del Cinema di Venezia non sia molto appropriato. Come è stato detto da acuti commentatori, i soldi per la cultura vengono da Roma e non dal Comune di Venezia, e poi appunto la Mostra internazionale non è mica una “sagra” del tortello con i prodotti della locale produzione agricola.
Ma trascendendo dal commento infelice del Rognoni a Radio Padania Libera, ci sono altre cose che vorrei aggiungere.
È un fatto che ci sono milioni di immigrati in Europa. È un fatto che ci sono diversità culturali che possono infastidire e che debbono essere mediate all’interno di un sistema di regole definito democraticamente, seguendo la storia e gli obiettivi che di volta in volta ci diamo credendo di fare bene.
È un fatto che tra gli immigrati ci sono molti mussulmani e che tra i mussulmani ci sono forti correnti di pensiero che pongono la religione tradizionale (loro) a fondamento di dottrine politiche purtroppo terribilmente attuali, rese attuali con il sangue.
Devo dire che sono contento che sia così? Ebbene no, non lo sono e sono convinto che le democrazie occidentali fanno bene a difendersi dagli integralisti islamici. Spero solo che lo riescano a fare con successo.
Fanno bene ad irrigidirsi di fronte ai veli ed alla legge coranica. Fanno bene a dire che non si possono negare la libertà di pensiero e le conquiste della modernità. Fanno bene a condannare con durezza chi condanna in contumacia gli scrittori audaci ed i vignettisti irriverenti. Fanno bene ad imporre la legge di parlare in lingua locale nelle moschee se hanno ragione di pensare che vi si faccia propaganda terroristica. Fanno bene a garantire che non si perpetrino nel nostro territorio nazionale (vale sia in Europa che in Australia) abusi di nessun genere alle donne ed ai loro diritti. Fanno bene a controllare chi viene e chi va e a respingere chi non ha il permesso per entrare. I risultati non si ottengono facendo i buoni ma solo rendendo davvero impossibile o drammaticamente inconveniente contravvenire alle regole.
Credo che in fondo in fondo queste considerazioni siano condivise dalla grande maggioranza della gente. Credo che condividere questa preoccupazione non faccia la maggioranza degli Italiani, Europei, Australiani dei leghisti.
Mi sembra che il problema sia un altro. Anzi, siano tanti altri.
1. Forse ci saimo già scordati, ma l’Italia è stata governata per 50 anni dalla Democrazia Cristiana! E il farneticante dibattito leghista non difende la cultura europea della libertà ma quella (già in recessione, anzi già sconfitta) della teocrazia culturale.
2. Il leghista medio odia i mussulmani non perché sono illiberali, lui è altrettanto illiberale, ma perché sono il nemico ed il diverso.
3. Il pensiero che in Italia sottende alla difesa delle identità locali è – con mio grande rammarico perché la causa generale è buona – un pensiero chiuso, asfittico e che si nega al cambiamento. Che odia tutto ciò che è diverso: gli omosessuali, i Turchi (mussulmani), i Rumeni (poveri), i neri (neri), i gialli (strani e lavoratori), la cucina inglese, il caffè lungo, la guida a sinistra, i ristoranti cinesi, gli ebrei... non importa molto di cosa si tratti. In altri Paesi è un pensiero ricco e libertario che si nega alla uniformità centralistica e che promuove la crescita dal confronto di persone diverse.
4. La destra semicolta e ventrale delle masse padane ama i simboli duri e violenti stile militare. Vedi le ronde coi capelli rasati, i cani e le camice scure. Vedi il lessico leghista che dal “cazzuto” del Bossi delle origini si è infiltrato ad annebbiare il pensiero ed a macchiare anche i registri “alti” della nostra lingua. È una malattia: una deformazione culturale che produce solo morte e distruzione.
5. L’intransigenza localista non vede il fratello nell’immigrato che affoga o nella ragazzina che si prostituisce. Vede solo una strana cosa che si muove (finché in vita) e di cui si può solo ridere. A meno che non ci faccia paura, allora non si ride più e si fa tutti gli isterici. Ed è la negazione del fondamento della moralità laica: la dolcezza verso i nostri fratelli umani, anche quando sono nostri nemici.
6. E poi, appena al di sotto di una sottilissima verniciatura di rispettabilità, il pensiero leghista e padano (anche di chi non è leghista, mi tocca dire con un po’ di vergogna), ha permesso a se stesso di ridiventare tradizionalmente razzista. E non uso la parola in senso ampio per significare una intolleranza per differenze difficili da accomodare, ma proprio nel senso pieno ed ottocentesco della parola: puoi essere liberale, cristiano, laureato, ricco e anche simpatico, ma se sei NERO in fondo in fondo non te lo si perdona. E al tempo in cui io sono cresciuto non era così.
E allora che cosa posso dirti Italia in cui sono nato e che nonostante tutto continuo ad amare? Che mi riempi di malinconia

1 commento:

cristina ha detto...

pienamente d'accordo con te.....