mercoledì 5 dicembre 2007

Mani

Gli incidenti succedono. Non ci si pensa che poco, finché un giorno, giocando sulla nostra noncuranza, ci sorprendono con un colpo improvviso. E la nostra sorpresa è ingenua.
Oggi stavamo ancorando in vento forte. Ancorare Territory Commander, con le sue centinaia di tonnellate di acciaio, non è come ancorare uno yacht; è piuttosto una cosa di sapore industriale. C’è un grosso argano idraulico, si spinge la leva da una parte e la pesante catena va su, si spinge dall’altra e la pesante catena va giù. E il grosso argano è forte e sembra controllare il peso della barca senza difficoltà tanto che spesso il capitano non guida neppure in direzione dell’ancora, (per lasciare all’argano soltanto il compito di “raccogliere” la pesantissina catena), ma lo lascia fare tutto il lavoro e trascinare con la forza delle sua pompa tutto il peso della nave.
Stanotte però il vento è forte, e mentre l’ancora scendeva, più di una volta, il peso dell’imbarcazione spinta dalle onde e dal vento è stato tale che la macchina ha perso il suo ritmo e la catena ha cominciato ha scendere più veloce, con il motore dell’argano che frenava con fatica anziché tirare, come una macchina in una discesa ripida.
E quando abbiamo lasciato andare la lunghezza di catena appropriata alle condizioni, ho girato la leva dell’argano sulla posizione di fermo e mi sono allungato per infilare una grande piastra di acciaio fessa tra gli anelli della catena, in modo da bloccarla e togliere il peso dall’argano.
Ma il mare è stato più veloce di me. Mentre infilavo piastra (e mano... evidentemente) la nave ha dato uno strattone ed ha cominciato ad indietreggiare e la catena a ridiscendere nella hawsepipe. E con lei la piastra. E con lei la mia mano.
Un secondo, forse due. Ma ho visto con orrore la mia mano presa di lato tra la catena e l’acciaio inghiottita in uno stretto tubo, ed ho fatto in tempo a pensare che sarebbe finita male.
Ma in un secondo succedono molte cose. La piastra di acciaio si pianta di traverso nel tubo perchè è troppo grossa e non ci passa, tutti si girano perché il mio grido si sente anche nel vento, e faccio in tempo a riattivare la leva del sistema idraulico in direzione opposta in modo che la catena riprende a salire con fatica e la mia mano si libera.
Ed io resto lì con la mano dolorante e spelata, ma sembra senza nulla di male. La pelle a lato del palmo ha un po’ di muscolo che non si rompe e niente ossa. Se fosse stato un dito adesso non sarei a scrivere. Se la piastra d’acciaio non si fosse messa di traverso nel condotto dell’ancora, temo che forse sarei messo male.
Mmm... non mi piace mica tanto.
Vittore il goffo. Simpaticamente goffo dietro una scrivania. Irresponsabilmente goffo dietro una macchina.

1 commento:

cristina ha detto...

Ma no, non sei goffo, sono cose che possono succedere, meno male che è andata bene e che la tua mano non ha subito danni. Ti abbraccio