lunedì 10 settembre 2007

Stranieri


Ho iniziato il corso da taxista. Non è poi così male, almeno conoscerò un po’ di più la città. E poi va bene, è un lavoro da immigrato extracomunitario. Al mio corso ci sono due Australiani, un Sudafricano, un bianchiccio che potrebbe essere Greco o giù di lì, tre o quattro Arabi e tre o quattro Somali.
Ascolto un po’ distratto e penso ai fatti miei. Penso al telegiornale RAI che mi sono ascoltato questa mattina alle 7.30 sulla televisione nazionale australiana.
Penso che prima del telegiornale in Italiano c’è quello in Cinese e dopo quello in Tedesco, in Spagnolo e in Russo. La TV australiana pensa che siamo tutti Australiani.
E invece al telegiornale Italiano hanno dato proprio oggi la notizia, anzi la NOTIZIONA! Mai come quest’anno tanti alunni “stranieri” all’apertura delle scuole.
“Stranieri”... mai sentita una notizia così in cinque anni di Australia. Così penso alla mia vita precedente: a scuola, nelle statistiche che compilavo come dirigente scolastico, i bambini “stranieri” erano anche quelli nati in Italia, Anzi, se non ricordo male, erano anche quelli che avevano solo uno dei due genitori “Italiano”. No... no, non è possibile. Eppure dall’ombra in cui ho lasciato scomparire i miei ricordi d’ufficio mi pare proprio che fosse così.
Straniero. Parola bruttina per lo meno. E per non essere stranieri cosa bisogna essere? Cosa bisogna avere? Un nome italiano? Pelle chiara? Occhi non a mandorla? Essere battezzati? Essere cittadini della Repubblica? O tutto insieme?
In Australia ti chiedono di scegliere di essere Australiano. Ti chiedono di giurare sui valori su cui si fonda la società australiana. Ti chiedono di imparare la lingua inglese, e ci sono discussioni perché anche questo a molti sembra troppo. E in Italia?
In Italia non ti chiedono niente. Perché a nessuno importa cosa scegli. Gli stranieri sono un fatto ineluttabile, come la vecchiaia di un popolo, e rimarranno stranieri finché gli Italiani di sangue puro non saranno una minoranza. E allora la parola “straniero” smetterà di avere un senso, o almeno un senso legato alla razza, e usarla diventerà una vergogna.

1 commento:

cristina ha detto...

Non ricordo se i bambini stranieri erano anche quelli che avevano un solo genitore italiano, forse sì... Io per straniero intendo solamente conoscere una persona che è nato in un paese diverso dal mio. Non c'è nessuna cattiveria, nessun razzismo per me in questo e credo anche in molti altri. Anche noi italiani siamo stranieri negli altri paesi del mondo in questo senso, ma non ha poi molta importanza questo perchè io vedo ogni paese, ogni cultura ogni persona una ragione di scambio, un bagaglio prezioso da cui attingere conoscenza e rispetto per tutti. Aprire la mente , spaziare in altri mondi. Io la penso così.
Spero tu non abbia messo anche me nelle ombre dei ricordi d'ufficio .