mercoledì 14 marzo 2007

Miriam si era seduta in silenzio.

Chi la conosceva avrebbe dovuto indovinare che era accaduto qualcosa di grosso. I muscoli del viso mostravano una calma apparente; ma lei se li sentiva e sapeva la verita'. Sentiva che dentro ad ogni molecola c'era energia accumulata in anni di lenta frizione. Era certa che se si fosse potuta misurare... se fosse esistita una di quelle macchinette elettroniche di plastica gialla che misurano l'energia che fosse capace di fare davvero qualcosa di utile e di misurare lei, lei per prima si sarebbe presa uno spavento.

Miriam stava seduta: triste all'occhio di tutti. Pericolosamente cupa all'occhio che conosce l'animo umano.

Miriam - pronta forse (ancora!) a versare lacrime di compassione - si guardava l'ombelico. Ne colava un liquido nero e appiccicoso, denso, senza piu' molto di umano. Lei si guardava spaventata e si riconosceva finalmente.

La pressione alla lunga aveva avuto la meglio: accidenti, le si era rotto un tubo da qualche parte.

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