domenica 10 dicembre 2006

Lascia perdere...

Il giorno del disastro. No, non proprio. Non ancora. Il giorno del lavoro, della fatica e dei risultati non raggiunti.
Calama è a Challenger Harbour. Un forte vento di sud ovest mi ha reso troppo difficile scendere a Rockingham. Calama non va nel vento e lo scarroccio era così forte che non riuscivo a guadagnare nulla. Andavo avanti ed indietro ed ero sempre allo stesso punto. Passavano le ore e mi sentivo debole come un bambino, quasi senza più voglia di lottare.
E Calama non governava. Non riuscivo a fare una virata, e sembrava quasi che il timone non ci fosse, o fosse bloccato. Credo che nel fuoribordo sia entrata una qualche goccia d’acqua, così il motore di tanto in tanto sputa e tossisce, e poi si ferma.
E quando poi sono tornato a Fremantle ed ho abbassato le vele (follia!) il mio motore da 4 HP non ha avuto la forza di spingermi nel porto. E quando poi ho cercato di issare la randa. La rizza incattivita mi ha lasciato così, con la vela come un pallone deforme.
Bocca secca. Tensione. Se avessi avuto più coraggio sarei entrato nella baia a vela e poi tutto sarebbe stato più facile.

Lezione imparata, forse.
Andare nell’Oceano non è un gioco da prendere alla leggera. Andare da soli è difficile, difficile, difficile. Bisogna avere molte mani, molti occhi e molta forza. E sapienza.
Le cose si preparano (bene) o non si fanno. I rischi non si corrono. Così non si va da nessuna parte.

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