venerdì 3 novembre 2006

Nautas :-(

Notte, da solo. Devo portare Seawise su a Bull Creek. Venti chilometri di silenzio e di buio, con la città lontana lontana e la mia testa che va per la sua strada.

Gioco con il motore. Avanti tutta! La barca vibra, ma va poco più veloce. Oltre i duemilacinquecento giri non c’è quasi vantaggio: fa più rumore e consuma di più. Tutto qui.
Rallento. Duemila giri. Mille. Sotto ai cinque nodi. L’acqua si increspa delicatamente sotto la chiglia pesante di Seawise che avanza. Stasera è caldo, e l’acqua mi fa fresco e mi mette allegria. Non ho più inquietudine.

Controllo la marea: alta, ma non ancora altissima. Pochi giorni ancora prima della luna piena. Dovrei passare senza problemi sotto al Canning Bridge.

Che ponte cretino. Quattro metri di elevazione, che quando c’è l’alta marea ci devo passare abbassando il tendalino e chinando la testa, con le antenne delle radio che sfregano sotto il livello della strada. Ma cosa gli è passato per la testa?

Passo. Dopo il ponte si entra in un fiume secondario, un affluente del fiume dei cigni. Qui l’acqua è poco profonda e non c’è traffico commerciale. Di sera non si muove nessuno. Così i segnali non ci sono, non sono illuminati, e nell’oscurità quasi totale sono invisibili.

Ma c’è l’altro ponte là in fondo. Lo vedo. Bene.

Oh… ma da quando sono venuto quassù l’ultima volta hanno cambiato molte cose. Qui c’erano boe e sono scomparse, sotto a quell’arcata c’erano impalcature e non si passava… vediamo. So che ci sono secche tutto attorno. Dove sarà il canale navigabile? Vediamo. Accidenti!

La chiglia di Seawise striscia sul fondo. La barca si ferma. Accidenti, accidenti… indietro, avanti, indietro, no, si muove un po’ nel fondo melmoso.

La mia attenzione si è risvegliata con un tuffo al cuore. Cerco di capire. Penso a mille soluzioni. Ma poi tutto va per il verso (quasi) giusto: riparto. Stimo il danno. Da niente a poco mi sembra. E arrivo alla boa 1048.

Ma la sentina è piena di fango. Accidenti. La vuoto. Da dove sarà entrato? Accidenti.

Lavo. Olio. Fango. Acqua. Pompa. Detersivo per i piatti. E non trovo una falla. L’acqua non entra più. Eppure in qualche modo questa melma è entrata.

Esmeralda è venuta a prendermi.

Il problema è aperto nella mia testa. Prendo il canotto e remo verso riva.

Vado a casa con la paura di non ritrovare Seawise lì nel fiume domani mattina.

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