giovedì 26 ottobre 2006

All’ancora

Sono preoccupato. Non per l’ancora che terrà (abbiamo dato forse trenta metri di catena in meno di quattro metri d’acqua), ma per la mia vita che sembra ostruita come un lavandino, con le cose che si accalcano per passare e non passano, per succedere e non succedono.
E nel vortice d’acqua un po’ lercia che mi travolge perdo la testa.
Senza un piano, aspetto. Mi agito come se dovessi fare e non faccio. Ed il vento e le onde fanno ondeggiare la barca alla fonda. Rumori imprevisti di oggetti misteriosi che si urtano in qualche gavone. Luce vivace di sole lampeggia dai vetri irrequieta. E lamento di vento in una nota bassa, che se l’ascolto è spaventosa, che sfida a tratti con raffiche che fanno vibrare l’albero e le sartie.
I miei compagni si svegliano pian piano e interrompono il silenzio. Ed anche i miei pensieri.
Metterò su il bollitore per prepararmi un caffé.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Dai Vittore che sei un uomo splendido, cerca di star calmo e non dare spago all'ansia che ti vorrebbe vedere fermo e legato a quell'ancora. Non ci credo che ti arenerai sei una fonte di moto e di vita... dai io sono con te!
un bacio
tua amica elle