mercoledì 30 agosto 2006

Nautas

Così... questo mese o poco più con Federico passa: sopra e sotto il mare, e a studiare. E poi con gli incidenti della vita, il dentista, le chiavi che ho chiuso nel baule della macchina (ma che idiota di un essere umano).

Ma abbiamo anche una cosetta nuova, di nessuna importanza: una vecchia barchetta – tre metri - che andava in pezzi, che mi hanno regalato quando ho comperato la boa dell’ormeggio.

Adesso è lì in cortile. Abbiamo cominciato a lavorarci per rimetterla in acqua, padre e figlio. L’abbiamo lavata, abbiamo divelto il pianale che copriva la sentina, abbiamo tagliato viti bloccate dalla ruggine. Tra la pioggia di scintille della smerigliatrice che taglia l’acciaio, ci siamo sentiti uomini insieme. Noi gente di scuola e di soffici mani.

Uomini... in che senso?

Uomini perché la smerigliatrice è potente come un cannone, e incide il metallo piu' duro. Ed il trapano penetra, e la materia grida sotto alle tue mani. E la tua potenza è di poco minore a quella di altri uomini che si dilettano con ben altri mali. Giocattolo futurista.

Uomini perché la natura umana è anche questa: di muovere pezzi di legno, o di vetroresina, di materia. Di risolvere problemi con la testa e con i muscoli. Homo faber... inciso nella memoria da chissà che libro letto in gioventù.

Uomini, e anche bambini, perché questo sogno di sistemare quattro assi che galleggino per andare in un lontano immaginato e tutto interno al pensiero è un mattone di quelli posti sul fondo della psicologia degli uomini. O forse dei maschi soltanto, non so. So che da bambino disegnavo zattere e sottomarini per attraversare le acque dell’Enza, il mio torrente, fiume, mare, e immaginavo sistemi complessi per governare la mia nave, e valvole per regolarne il galleggiamento.

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