giovedì 20 aprile 2006

Io, se fossi Israeliano...

Io, se fossi Israeliano avrei paura.

La storia è violenta e dura; percorsa da forze che scuotono la vita delle persone e possono distruggerla. Delle persone, che non contano nulla, o pare.

Israele è un sogno e un utopia.

I sogni sono nella testa. non diventano mica veri da soli. Quasi mai. Ed Israele è un sogno concepito in un momento difficile della storia, in un momento in cui le forze espansive attorno a lui sono forti, lo circondano, lo soffocano. Un momento in cui il mondo mussulmano è pronto a scuotere la storia, e a riprendersi da quella breve parentesi di crisi che ha vissuto nel declino dell’Impero Ottomano e negli anni attorno alla sua fine.

Effimero trionfo dell’Occidente che, come capita nella storia, era maturo per cedere il passo, o per esitare, nel momento della sua stessa espansione.

I popolo di Israele è tenace: minuscolo e tenace. Fuori casa in Occidente. Fuori casa, forse, anche in Israele. La storia ce lo dirà.

Un popolo con la testa piena di sogni. E per questo io non posso fare a meno di amarlo.

Anche se sono pessimista. Ancora di più perché sono pessimista, perché le onde della storia non dipendono solo dagli sforzi di sei milioni di persone che vogliono vivere. Sempre meno.

Non solo per il terrorismo, a cui Israele ha dimostrato di saper resistere. Non solo per la sommersione demografica. Ma perché la storia è un grande fiume e non la si ferma localmente.
Se cambiano gli equilibri dell’insieme i punti di rottura si rompono. Se le tecnologie della distruzione avanzano, e avanzano in certe mani, non ci sarà forse futuro per piccoli grandi nemici che possono essere annichiliti con un colpo solo.

Il nucleare all’Iran, può essere un punto di non ritorno.

......

Io, se fossi Israeliano sarei orgoglioso.

Vivere in guerra fa saltare i nervi. Vivere sotto la minaccia evidente e costante della distruzione crea una visione del mondo che non è la nostra.

Io sarei orgoglioso che per mezzo secolo Israele ha saputo trovare i leader che gli hanno consentito di navigare in mezzo alle rocce e di evitare il disastro.

E soprattutto che lo ha fatto senza perdere il suo senso che il gioco ha delle regole e che la pace è una opzione desiderabile, anche se a volte sembra non possibile. E senza considerare gli altri carne da macello.

Che il soldato Rabin non era solo un soldato. Che il duro Sharon non era poi così duro. Che l’eterno secondo Peres non vuole troppo essere primo. Che l’oscuro Olmert è all’altezza del suo incarico, e che è misurato anche con Hamas al governo in Palestina e con le bombe che esplodono.

......

Buona fortuna.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

La settimana scorsa ho partecipato ad un convegno dell'associazione italia-israele, il nuovo presidente Alberto Krachmalnicoff ha esordito con una frase tratta dal libro di Amos Oz, Contro il fanatismo. Non è certo una novità, non è un aforisma, non è filosofia, è un'affermazione semplice e naturale. Nel mio mondo, la parola compromesso è sinonimo di vita. E dove c’è vita ci sono compromessi. Il contrario di compromesso non è integrità e nemmeno idealismo e nemmeno determinazione o devozione. Il contrario di compromesso è fanatismo, morte". Ciao.

Anonimo ha detto...

Il problema e' che i compromessi si dovrebbero fare in due, Skunk...
Vittore, quanto alla paura, beh basta non pensarci (non per questo abbassando la vigilanza).
Pensi che in Europa non c'e' da aver paura? Da qui a qualche anno... :((

Unknown ha detto...

Ciao Skunk. Grazie

Unknown ha detto...

E grazie anche ad Esperimento, per quanto riguarda la paura... mmm, aspetta, scrivo un post.

Anonimo ha detto...

Esperimento, un compromesso è sempre caratterizzato da almeno due parti, no?

Anonimo ha detto...

se fossi in te, avrei paura anche a non essere israeliano. avrei paura di me stesso.

Anonimo ha detto...

Post tristemente attuale Vittore, tra barbari che bruciano bandiere e ignoranti che invocano morte. Vorrei sapere come si sono sentiti oggi, dopo aver urlato 10,100,1000...