martedì 1 dicembre 2009

Razzismo... ennesima puntata

Vedi Michele, anche a me non pare che si possa liquidare il fenomeno Lega con aggettivi "quantitativi". Il problema non è che siano "eccessivi" o che "esagerino", e neppure che siano controproducenti. Il problema è che sono profondamente ed irrimediabilmente sbagliati. Il problema è che Borghezio è un delinquente comune che fa apologia dell'odio razziale tutte le volte che può. Il problema è che il liberalismo non lo si difende proprio negandolo. Il problema è che alla Lega di difendere le libertà ed i diritti della tradizione liberale non gliene frega nulla. Anzi.

E lo dico con un po' di pena. Perché io, orgoglioso emiliano, ho sempre difeso la mia identità locale contro la presunta omogeneizzazione dei popoli all'interno dei confini degli Stati nazionali: un incubo che ci è rimasto come eredità della bellicosa diplomazia del XIX secolo e di due vergognose guerre mondiali. Perché io nel 1997 ho votato ad Edimburgo per l’istituzione del Parlamento Scozzese (le vere democrazie non hanno paura di far votare gli immigrati). Perché io da Direttore della scuola Italiana di Barcellona dal 1997 al 2000 ho fatto credo più di chiunque mi ha preceduto per dare al Catalano un ruolo pari allo Spagnolo nella vita della nostra scuola. Perché io ai confini nazionali, anzi ai confini in genere non ci credo mica, ma credo al diritto delle persone di scoprire ed elaborare la propria identità cercando radici, idee e sfumature. Io che credo sarei il naturale sostenitore dei partiti locali e della democrazia vicina e diretta.

E lo dico con pena perché io, che pure mi impongo di non generalizzare, ho discusso, scritto ed alzato la voce per descrivere la follia di chi nelle piazze mussulmane sventola l’odio razziale e religioso. Perché io mi sono sentito danese quando i danesi si sono rifiutati di dimostrarsi impauriti e di chiedere scusa per delle vignette (carine) su Maometto. Perché nel mio blog sono apparse per anni foto di delinquenti mussulmani che mostrano mani insanguinate o che brandiscono un mitra per festeggiare la morte di qualcuno in Israele. Perché io non credo mica che la verità sia semplice e mi sembra che nel giudicare il conflitto tra culture e popoli si debba fare uno sforzo per capire le ragioni di tutti: anche le ragioni che ci hanno spinto a volte all’uso della forza. Che c’erano e ci sono ancora. E infatti manderemo i soldati in Afganisthan ed io non protesterò (spero che non sia un fallimento, ma non sono in grado di giudicare “tecnicamente” la utilità della richiesta di Obama).

Ma non è mica colpa mia se l’Italia si sta rapidamente trasformando in qualche cosa in cui mi sento sempre più straniero. Non vedo perché dovrei oppormi ad una teocrazia con un’altra teocrazia. Forse che all’ombra della croce si sono commessi meno crimini che all’ombra della mezza luna? A Reggio, in via Emilia, ci sono ancora i cardini del cancello che alla sera chiudeva gli Ebrei nelle ristrette vie del ghetto fino all’arrivo dell’Illuminismo aiutato da qualche cannone del Signor Napoleone (un buon esempio personale delle complesse identità europee).

Non è colpa mia se il pubblico si è abituato alle esternazioni criminali dei politici leghisti, un po’ come negli anni Settanta ci si era abituati alla violenza, ed ha perso la capacità di scandalizzarsi. Eppure non è una cosa piccola.

Questo rumore di fondo ci sta facendo diventare sordi ed insensibili. Pian piano il razzismo sembrerà banale ed ovvio, qualcosa che forse non si condivide ma che ha il diritto di esistere... tanto esiste comunque, che cosa ci possiamo fare?

Eppure non è così. Italia mia... non sei così. Non lo eri.

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