giovedì 6 settembre 2007

Aqua

Siamo arrivati a Fremantle da qualche giorno. È stato un viaggio lungo, da Sydney a Mooloolaba, a Townsvlille, a Cairns, a Darwin, a Exmouth, a Fremantle. 5270 miglia nautiche in quasi due mesi di navigazione cominciata nel freddino invernale di Sydney e finita nel freddino invernale di Fremantle, ma che ha attraversato il meraviglioso caldo tropicale della costa australiana del nord nella grazia della sua stagione secca.
Il viaggio era lungo, le pause brevi, internet un lusso indisponibile. Così ho pensato che non ci fosse nulla da raccontare. Ma mi sbagliavo.
Delle cose da raccontare c’erano.
1. Prima di tutto Federico, al suo primo grande viaggio da marinaio. E da marinaio serio. Al timone di giorno e di notte, con trenta nodi di vento o con quaranta, con un cielo che trabocca di stelle o con le onde che si rompono nel ponte. Federico con cui ho diviso 12 metri di barca e due metri quadrati di cabina per tanti giorni e tantissime ore, con una vicinanza di corpi e di cuori che non speravo neppure.
2. Poi le stelle, appunto. Il mio primo tentativo serio e sistematico di navigare soltanto con la bussola ed il sestante (e alcuni libri, naturalmente) dalle Isole dello stretto di Torres fino al Capo di Nord Ovest: 2150 miglia quasi sempre fuori dal raggio di visibilità della costa e da soli (ma proprio da soli) in mezzo alle onde. Così che il cielo del sud mi è diventato più familiare, ogni giorno più familiare ed ogni giorno più generoso.
3. Poi il posto dove eravamo. Sono cose che non si raccontano in prosa. Cosa si può dire? Si può dire che le balene nuotavano dormivano o saltavano, e che erano una compagnia comune, molto comune, che i delfini ci seguivano giocando, che i serpenti d’acqua si scaldavano al sole sulla superficie, che le occasionali tartarughe passavano senza interessarsi a noi e che i pesci piccoli sfuggivano ai predatori saltado con forza fuori dall’acqua, a volte, poveretti, saltando sulla nostra barca ed incontrando una fine anche peggiore.
4. E poi la gente. Gli indigeni dello Stretto di Torres sono razza di grandi guerrieri e sono orgogliosi delle loro canoe con cui inseguivano i malcapitati navigatori, delle loro lance e dei loro copricati piumati. Sono orgogliosi anche di essere stati valenti cacciatori di teste e di essere stati fermati tutto sommato di recente.
E adesso siamo qui, immersi in progetti ipercinetici di studio. Federico per finire la sua patente commerciale prima di andarsene a vivere un po’ il suo viaggio personale. Io per vivere, lavorare e trovare soluzioni nuove ai problemi nuovi della mia nuova vita. Lavorare bisogna lavorare, così al subacqueo ed al marinaio si aggiunge il meccanico, il cuoco ed il taxista. Per il momento ho cose da fare, poi domani si vedrà.

1 commento:

Anonimo ha detto...

bello sentirti dopo tanto...tanto viaggiare!
ogni volta fai viaggiare un pò anche noi, tanto che con la fantasia provo a sentire lo sbuffare delle balene e il richiamo dei dalfini...ma niente da fare non li sento...ti toccherà invitarci prima o poi e a noi toccherà venirti a trovare in quel paradiso!!!! Ciao valda