lunedì 21 maggio 2007


Giuliano, Giuliano... quanto ti ho amato quando da ragazzo leggevo e studiavo, e nelle storie degli uomini antichi, dei grandi uomini antichi, vivevo un mio strano presente.
Giuliano Imperatore, Apostata, Filosofo ed Eroe. Ed il mio cuore vivace era pronto a seguirti, e a vivere la vita degli eroi.
Ma poi non se n’è fatto niente. Come quasi mai se ne fa niente. Gli eroi sono merce rara. Ed io invece sono finito qui, oltre la terra dei Parti.
Dalle mie buone letture di un tempo mi vengono ancora parole e pensieri. Mi vengono idee. Chissà se sono idee buone.
Ricordo, ricordo... mi pare di aver letto con rimpianto che il disastro fosse cominciato quando attorno alle mura di Ctesifonte incendiasti le tue stesse navi, per non poter più tornare a Roma, per obbligare te stesso ed i tuoi uomini a conquistarla questa Ctesifonte che non voleva cedere. Bizzarria della storia: Ctesifonte – mutatis mutandis - è poi Baghdad. Ma poi, pervicacia dei Parti, Ctesifonte non si fece prendere e rimanesti lì, prigioniero di te stesso. Per poco, ché una lancia nel costato ti uccise. Anche tu con una lancia nel costato.
Era il 26 giugno del 1116. Del 363 dalla nascita di Cristo. Tanti anni fa.
Ed io oggi ho già il fiammifero acceso tra le dita. E guardo le mie navi senza troppo rimpianto, ma con un po’ di paura, quello sì.
Che non mi trovi imprigionato, o che la lancia famosa non arrivi anche al mio, di costati.

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