mercoledì 1 febbraio 2006

Ancora sul Razzismo

Dal momento che mi sono impegnato, dal momento che mi viene chiesto, spendo un altro po' di tempo a parlare del razzismo.

Il mio vecchio Devoto-Oli suggerisce un significato possibile dell'odioso lemma:

razzismo s.m. Ogni tendenza, psicologica o politica, suscettibile di assurgere a teoria o di essere sanzionata dalla legge, che, fondandosi sulla presunta superiorita' di una razza sulle altre o su di un'altra, favorisca o determini discriminazioni sociali o addirittura genocidio.

Non mi sembra un capolavoro di definizione, soprattutto per il salto, un po' brusco, tra le discriminazioni sociali ed il genocidio. Ma insomma, serve per non parlare solo di fumo in un campo tanto pericolosamente ideologico come quello della razza.

Rifletto: il razzismo in Australia... chissa'. L'Australia non e' mica una. 18 milioni di persone tutte diverse. Non come da noi che abbiamo in fondo in fondo una cultura comune. Qui ciascuno viene da un mondo suo, e si porta dietro il suo modo di essere e di vedere. Incluso un modo tutto suo di prepararsi il caffe' (che schifo quello degli altri!) incluso gli eventuali razzismi. Chissa'. Ma se siamo tutti un po' mescolati, ciascuno con le sue idiosincrasie, ciascuno con il suo modo di divertirsi, e invece di litigare andiamo fuori insieme e facciamo un po' come piace a me e un po' come piace a te, qualcosa mi dice che qui un livello preoccupante di razzismo non c'e'. Che non vuole dire che non ce ne sia proprio neanche un po'.

Oltre a non litigare, oltre ad uscire insieme con la gente di altri colori senza imbarazzi, oltre a fare l'amore insieme (non solo con le prostitute... fare l'AMORE sul serio), oltre a schiacciarci insieme nel treno e per la strada, qui ci sono due cose che noto come Italiano immigrato perche' sono diverse che dalle nostre parti:

1. non c'e' nessun pirla che fa manifesti come quelli della lega nord con le caricature di tutte le razze meno che la nostra;

2. qui alla gente che viene da fuori con un visto di residenza, dopo DUE anni danno la cittadinanza, insistono, li vanno a cercare a casa. Fanno una bella festa, cantano insieme Advance Australia Fair, si danno la mano e via, tutti pronti a sentirsi australiani e a bere birra insieme il 26 di gennaio.

Riflessione: in Svizzera i nostri connazionali emigrati da generazioni sono ancora stranieri. Trattati da stranieri. In Germania le cose vanno un po' meglio per via dell'Unione Europea, ma non chiedetelo ai Turchi. In Italia, almeno fino ad oggi, un Marocchino resta sempre un Marocchino. Anzi un marocchino, senza maiuscola perche' e' appellativo generico, di ampia utilizzazione, derogatorio, non segno di nazionalita' ma di inferiorita' sociale. Non posso non notarlo.

Ma ancora questo non basta perche' dei problemi ci sono. Se ne e' parlato (anche troppo a mio parere) e quindi bisogna guardarci un po' dentro.

Comincio col dire le cose come le vedo da Italiano di passaggio. Qui la mia italianita' non fa ombra a nessuno. I vecchi immigrati mi parlano di antiche ostilita', di figli in lacrime, di fatica con la lingua, di irrisione, di sprezzo. Me ne parlano come di prove che hanno dovuto affrontare in un passato eroico che non esiste piu'.

E' ovvio che sia cosi'? No, non lo e'. Chi abita in Italia non se ne rende bene conto. Essere Italiani ancora non e' sempre ben visto. Non dappertutto. Ancora non e' sempre bene accetto, non piace. Ci portiamo sulle spalle gli stereotipi della mafia, della vigliaccheria, della corruzione, della sporcizia personale, dell'aglio, del maschio infedele, della donna pelosa, piu' alcuni altri un po' piu' carini, ma insomma, sempre stereotipi.

Un aneddoto personale: qualche anno fa sono uscito alcune volte con una graziosa ragazza tedesca, di Monaco. Una ragazza dolce come il miele. Una sera l'ho riaccompagnata a casa e ci siamo fermati a chiacchierare un po' davanti a casa sua. Pensando evidentemente alla sua dolcezza e al sole che luccicava nei suoi occhi mi sono lasciato sfuggire una sciocchezza: "Sai? Non sembri Tedesca" (Stupido razzista stereotipo di un Vittore!) Ma insomma... niente di male. Il Tedesco e' uno stereotipo duro ma "prestigioso".
Lei invece mi ha detto con un sorriso affettuoso: "Tu invece sembri proprio un Italiano."... e poi e' arrossita un po' e ha aggiunto precipitosamente "Oh... sorry".
MI HA CHIESTO SCUSA! Me lo ha detto come una cosa carina, ma poi mi ha chiesto scusa! L'Italiano e' uno stereotipo dolce, ma non prestigioso. Non ai suoi occhi.

Ora... io non sono un ragazzino ed e' passato qualche anno. Ma temo che se grattiamo appena la superficie le cose non siano cambiate poi molto.

Qui in Australia non e' cosi'.

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