Nuova ondata di pessimismo in un ottimista di natura. Nuova sensazione crescente di disastro.
I miei fratelli esseri umani mi appaiono più miseri e più in pericolo di prima. E anche un po' più senza sale in zucca.
Sono più vecchio. Sto meno bene. Ho visto nuove debolezze nel mio prossimo e in me. Qualcuno mi ha davvero sorpreso (e deluso). Per questo, forse sono io che vedo scuro.
Ma un mondo che mi sembrava retto dalla ragione che, pur a fatica, governava le acque turbinanti del fanatismo, mi sembra adesso un'alluvione in cui i frammenti della ragione sconfitta vengono trascinati qua e la dal fiume in piena.
Mi viene da pensare che per fortuna è dicembre. Ancora un dodicesimo di pena per un anno in cui le cose si mettono male.
E poi? Speriamo nel 2017?
In altri anni lo stordimento della ragione ha creato un cataclisma senza precedenti nella storia dell'umanità: si stimano 187.000.000 di morti ammazzati nel XX Secolo. piu di 100.000.000 nella guerra dei dei Trent'anni 1914-1945. Diecimila morti ammazzati al giorno...
Poi è ritornato l'ottimismo e l'illusione del progresso. Addirittura l'illusione che potessimo costruire la Giustizia Sociale per tutti gli uomini. E qualcosa di importante si è fatto.
Ma adesso... come andrebbe il 2017 se seduti al tavolo dove si prendono le decisioni ci fossero Donald Trump, Marine Le Pen, Boris Johnson e Beppe Grillo?
sabato 3 dicembre 2016
venerdì 11 novembre 2016
La crisi della ragione
Mi viene il mal di pancia a sentir dire che la Clinton è stata sfavorita dall'aver fatto ragionamenti logici, e che Trump ha vinto perché la gente vuole frasi forti e titoli che rimangono in testa perché tanto non legge gli articoli.
Mi vien meno il respiro a sentir dire che vincono coloro che propongono le tariffe doganali, perché la gente crede di guadagnarci.
Mi viene da svenire a sentir dire che vince chi nega il disastro ecologico e vuole preoccuparsi solo del presente.
Mi viene la tristezza a sentir dire che vince chi dice che la sua prima mossa sarà azzerare l'assistenza sanitaria alla povera gente.
Mi viene il mal di cuore a sentir dire che vincono i razzisti, i nazionalisti, i ricchi...
La crisi della ragione genera mostri.
mercoledì 9 novembre 2016
Dio mio... percepisco uno scollamento tra il pianeta e l'intelligenza.
Stamattina sento un lutto, vero, come se avessi perso qualcosa. Ma Donald Trump è qualcosa di perso. L'America è qualcosa di perso...
O forse sono io, ma da qualche tempo le cose vanno nella direzioe opposta da quello che credo, spero e immagino.
lunedì 2 maggio 2016
Perdersi
Sto perdendo la rotta.
Pur senza sapere dove andare sono sempre andato da qualche parte... con apparente decisione.
E adesso che i motori fanno fumo, adesso che le mie barche invecchiano e sembrano non farcela più, mi sembra evidente che non arriverò in nessun luogo.
Speranza
SPERANZA
Se io avessi una bottegucciafatta di una sola stanza
vorrei mettermi a vendere
sai cosa? La speranza.
"Speranza a buon mercato!"
Per un soldo ne darei
ad un solo cliente
quanto basta per sei.
E alla povera gente
che non ha da campare
darei tutta la mia speranza
senza fargliela pagare.
Gianni Rodari
sabato 24 gennaio 2015
Timbuktu
En America los diarios no publican comics para temor de represalias. En Europa se matan a los periodistas y, es de hoy la noticia, se cierra el festival del Cine de Tournai para las amenazas contra la pelicula Timbuktu. En Australia los portavoces de los manifestantes anti-Charlie dicen que (sigue en ingles):
Muslims had a duty to respond to the magazine. "It is unacceptable for a Muslim to remain silent in the face of the attacks on our beloved prophet," he said.One speaker at the rally, Sufyan Badar, took aim at what he called the arrogant West."They force their world view onto us: 'We are the arrogant West and you Muslims have to accept our world view, you have to accept our freedoms ... to insult your prophet'," he told the crowd.He dismissed the defence of freedom of speech. "We rejected freedom yesterday, we rejected freedom today and we reject your freedom tomorrow."
Y a pesar de la emoción para los asesinados, se hacen muchas distinciones: la libertad esta bien, pero…Demasiados “pero”.
Me parece que tenemos un problema.
giovedì 15 gennaio 2015
lunedì 15 settembre 2014
Dolore 1
Ho visto una decapitazione online. Forse non avrei dovuto. Forse non dovremmo. Ma quei filmati li mettono lì per noi, per farci paura. Cosa fare? Chiudere gli occhi?
E' la prima volta che vedo una "notizia" che fa davvero fisicamente "vomitare", di fronte a cui la testa gira e le parole cominciano a scontrarsi in testa senza saper trovare un senso per uscire. Qualunque cosa si dica è sbagliata. Non avrei mai pensato che la politica internazionale si sarebbe macchiata di questo orrore da macellai, seguita da un coro infernale "Allahu Akbar" che si fa più eccitato ed intenso quando il povero ragazzo sgozzato smette di gridare, quasi a scacciare il dubbio - che devono pur avere - di essere assassini mostruosi. E che fa invece ancora più senso per questa grottesca connessione di Dio e sangue che sembra impossibile.
Ma cosa vogliono? Può essere solo una nuova versione del "tanto peggio tanto meglio".per spingere l'occidente a misure liberticide e a perdere quel poco di attrattiva che gli è restata, e per obbligare i mussulmani a prendere partito?
Le misure liberticide purtroppo verranno perché sono necessarie, e i milioni di mussulmani emigrati vivranno nel quotidiano la sfiducia ed il sospetto, che offendono, fanno male ed allontanano. Così la serena convivenza tra "diversamente uguali" sarà ancora più difficile.
Non so cosa sperare
.
venerdì 22 agosto 2014
XXI Secolo
Abbiamo un bel raccontarci che non c’è conflitto di culture,
lo Stato Islamico del Califfo ci grida in faccia che invece il conflitto c’è e
che fa di tutto per investirci in pieno.
E la cosa ci sta prendendo di sorpresa. La laicità
Occidentale è uscita dalla adolescenza, e non si preoccupa nemmeno più di
prendere di punta la “propria” religione tradizionale per affermare la propria
laicità. Ormai è un fatto assodato e non bisogna dimostrare nulla a nessuno. Il
fatto è che agli occhi degli Occidentali laici la religione è diventata una
corrente culturale essenzialmente non diversa da altre scelte individuali: la passione
per l’arte o per il cinema, la filosofia zen, il giardinaggio o la musica.
Comunque qualcosa per cui non si uccide
(e non si litiga neppure).
Da anni ormai una rinascita dell’estremismo mussulmano ci ha
messo davanti a storie che ci apparivano bizzarre di donne lapidate per colpe
che noi non considereremmo neppure veniali. Da anni ormai abbiamo visto le “condanne
a morte” per i presunti “reati di opinione” presenti in un romanzo o in una
vignetta satirica. Abbiamo assistito in silenzio alla distruzione di patrimoni
artistici di valore storico ed universale come i Budda scolpiti nelle montagne dell’Afganistan.
Abbiamo visto le condanne per eresia dei convertiti al Cristianesimo o di
quelli che sono di una marca di Islam un po’ diversa. Ma insomma, erano tutte
cose lontane che riguardavano “loro” o al massimo qualche estremista della
satira. Un problema di principio, ma con cui praticamente, qui da noi, si
poteva convivere.
Adesso invece sembra che sia cambiato qualcosa. I giornali
quotidiani ci buttano davanti immagini che non avremmo creduto possibili di
bambini e giornalisti con le teste tagliate, di scuole intere saccheggiate e
rapite, di teste impalate ed irrise, di violente pulizie etnico/culturali che
non hanno precedenti nella storia recente. Adesso essere Cristiani nella parte
sbagliata del mondo è diventato un reato serio, anche se sei un bambino. Con il
Sig. Califfo che guarda la cartina del mondo e ci vede i confini del suo impero
grande come l’Islam, con l’arroganza della missione divina che gli deriva dall’essere
il successore ed il discendente di Maometto.
A me che uno sia Cattolico o Protestante, Ebreo, Ortodosso,
Sunnita, Sciita, Scintoista, Buddista o Animista non interessa neanche un po’.
Ma mi interessa molto che nessuno pensi
di poter mettere in discussione la libertà individuale di pensiero e di
studio, mia e degli altri. Anche se dovessi peccare di cattivo gusto e spararla
grossa su Maometto.
Se una parte dell’Islam pensa che la sua verità vada imposta
al mondo, quella parte dell’Islam è un nemico serio e pericoloso e va
combattuto con efficacia, intelligenza ed i mezzi necessari.
Quella parte dell’Islam che è invece fatta di persone
normali che cercano nella loro religione il senso della loro vita senza mettere
in pericolo i diritti e la vita degli altri, è invece fatta di fratelli che
sono in pericolo come e più di noi. A loro va il nostro affetto e la nostra
comprensione, e deve andare il nostro aiuto.
Adesso che il virus dell’estremismo si manifesta dentro le
comunità mussulmane dei paesi occidentali (in America, in Italia, in Francia, in
Olanda, in Australia, nel Regno Unito…) mi aspetto che anche dall'interno delle comunità, delle scuole e delle moschee venga un
aiuto per difendere il valore della libertà, senza silenzi e coperture per chi
istiga alla violenza e la organizza.
martedì 17 giugno 2014
Offese
Capita. Così mi viene da parlare con rabbia, come se potesse farmi sentire meglio...
I guerriglieri dell'ISIS uccidono un po' di sciiti.I nostri giornali non sanno che dire: sono cattivi, sono mujaheddin, sono terroristi, sono finanziati dall'Arabia Saudita (che però è nostra amica), sono nemici di Assad (che però è nostro nemico... forse), sono nemici dell'Iran che è nostro nemico però forse è anche un po' buono (???) e che forse interverrà a dare una mano per l'ordine e la stabilità della regione; sono sunniti (che è sempre stato un po' meglio che sciiti, però non ora), adesso interveniamo, abbiamo fatto degli errori, la Cina non capisce, la Russia non capisce (devono essere in mala fede per forza), siamo andati, siamo venuti via...
Sono estenuato dalla lettura dei giornali.
Insomma... non ci capiamo più niente. Così per non stare male non ne parliamo. Oppure ne parliamo ma senza nessun timore di spararla grossa. Parliamo di cronaca, ma senza nemmeno sfiorare una verità che sia un po' più profonda dei fatti (fatterelli).
In realtà quello che mi fa venire il mal di pancia è il consolidatissimo e vecchissimo meccanismo della comunicazione che racconta al pubblico quello che serve per confermare la nostra visione delle cose. Un meccanismo che conosciamo: gli eroi fatti di parole, i mostri fatti di parole, i "nostri" fatti di parole.
Ricordo tanti anni fa in un mio libro di Storia un riquadro in cui si confrontavano i titoli di un giornale parigino nelle giravolte della vicenda politica di Napoleone: a volte "il dittatore", a volte, pochi giorni dopo, "Sua Maestà", l'Imperatore...
E noi lì a bere da una sorgente non potabile!
E mi sembra che non sia cambiato niente. Senza tanta, tantissima cultura e intelligenza non si tirano fuori i piedi dalle sabbie mobili della stupidità collettiva. Però come si fa? Io sono il primo a non capirci niente e ad essere impantanato, non sono mica tanto utile.
E' che non siamo maggiorenni, e allora ci raccontiamo le frottole e siamo tutti contenti. La politica internazionale con i suoi ideali (pochi?) e le sue leggi ferree di sopravvivenza e predominio, viene sottintesa come di una cosa di cui non sta bene parlare. Come se fosse una funzione corporale dell'umanità: "Scusi, vado a lavarmi le mani"... e invece vado a fare la cacca.
Gli altri sono (ancora) sempre cattivi e hanno ragioni futili (i Russi, i Coreani, l'Isis, l'Iran, Saddam, Gheddafi, fra un po' i Cinesi). Noi siamo dei santerellini. Salvo poi vedere all'improvviso in una bellissima luce rosa tutti quelli che ci sembra siano dalla nostra parte.
Lo chiedo ai politici, ai giornalisti, ai maestri di vita, ai maestri e ai professori: per pietà, non trattatemi da stupido... se no poi mi offendo.
sabato 14 giugno 2014
La bandiera.
C'è un'occasione in più, rotonda come il mondo e come, guarda un po', un pallone. Non sventolate la vostra bandiera, segno della presunta pelle che vi divide dagli altri e del confine tra Voi (noi) e loro.
Un bel giochino, se non fosse che il libro nero del nazionalismo non è stato ancora scritto perché sarebbe troppo lungo da leggere. Perché sarebbe tutta la storia.
Una bella cosina colorata e artificiale che gronda sangue buttato via.
Se dovete sventolarne una, che sia una bandiera che unisce e non una che divide.
Buon divertimento!
Un bel giochino, se non fosse che il libro nero del nazionalismo non è stato ancora scritto perché sarebbe troppo lungo da leggere. Perché sarebbe tutta la storia.
Una bella cosina colorata e artificiale che gronda sangue buttato via.
Se dovete sventolarne una, che sia una bandiera che unisce e non una che divide.
Buon divertimento!
domenica 18 maggio 2014
domenica 27 aprile 2014
Per chi suona la campana...
Ma non c'è un sostituto alla ragione prudente e critica che ci aiuta a mettere ordine nelle cose e nei pensieri.
Riascoltare il rassicurante canto delle filosofie e degli "ismi" che ci raccontano storie di verità chiare e ci trasformano in convinti assertori del nostro vero e giusto personale, è un errore vecchio e ingenuo.
Confrontarci con chi la pensa come noi e pensare di esserci confrontati è un piccolo corto circuito del nostro cervello.
L'adozione di concetti vaghi espressi con parole rotonde e sonore in cui il moralismo ideologico si mescola con un po' di concetto, ostruisce la vista dei nostri occhi e del nostro pensiero.
La verità non è in tasca di nessuno, però l'errore sì.
I paralogismi, le false generalizzazioni, il gioco delle tre carte con estensioni e sostituzioni dei significati delle parole a seconda di quello che ci salta in testa, l'introduzione di connessioni causali tra fatti di cui si è solo verificata la concomitanza, la generalizzazione e semplificazione dei problemi che si vogliono risolvere in modo deduttivo a partire dai nostri principi, sono tutti errori che mettono fuori gioco un ragionamento fatto con le migliori intenzioni. Ma di buone intenzioni e di pensieri autoconfermati, ne abbiamo abbastanza. Non servono.
A volte il sonno della ragione genera mostri pericolosi. Spesso genera soprattutto tanti mostriciattoli che fanno un po' malinconia.Attenzione alla continua risorgiva di irrazionalità che ci appare come una fontana di acqua fresca quando siamo stanchi di pensiero critico e prudente. E' un'acqua velenosa che ci addormenta.
lunedì 23 settembre 2013
Ho lasciato Desire a Brindisi e sto tornando a Venezia in treno. Equipaggio con il mal di mare... succede. Ed il passaggio è troppo lungo per farlo da solo senza dormire.
Ne approfitto per far fare qualche lavoro frettoloso in cantiere, ma il mare che scorre al di fuori del mio finestrino di freccia bianca trenitalia, sembra quasi che mi prenda in giro. Ieri il vento nel naso un po' d'onda... le ragioni per stare un po' male c'erano anche. E adesso sembra estate con le barche a vela che salgono la costa senza neppure sbandare.
Questa di Desire è una storia infinita... una lunga estate complicata, faticosa e dispendiosa (...issima).
Dopo le fatiche si colgono i premi?
Ne approfitto per far fare qualche lavoro frettoloso in cantiere, ma il mare che scorre al di fuori del mio finestrino di freccia bianca trenitalia, sembra quasi che mi prenda in giro. Ieri il vento nel naso un po' d'onda... le ragioni per stare un po' male c'erano anche. E adesso sembra estate con le barche a vela che salgono la costa senza neppure sbandare.
Questa di Desire è una storia infinita... una lunga estate complicata, faticosa e dispendiosa (...issima).
Dopo le fatiche si colgono i premi?
mercoledì 17 luglio 2013
Mitridate VI Re del Ponto
Adesso Calderoli manda a Kyenge un bel mazzo di rose. Va bene, mi fa piacere.
Intanto io ho firmato una petizione perché si dimetta, anche se credo proprio che non lo farà. E in fondo mi va bene anche così. Il problema non è di sacrificare qualcuno oggi, come abbiamo fatto ieri nel non molto edificante caso del rimpatrio di Alma Ablyazova e figlia seienne. Il problema è che al di là della contestazione politica, l'opinione della gente di lingua italiana non si è davvero scandalizzata: non ha travolto Calderoli e tutta la Lega Nord di fischi (perché al famoso comizio usato come scusa da Calderoli non c'era mica solo lui, c'erano i leghisti che ridevano). Come non lo ha fatto in anni ed anni di manifestazioni di razzismo fatte a parole e a mezzo stampa in articoli e manifesti che ci hanno avvelenato giorno dopo giorno. E noi abbiamo fatto come il vecchio Mitridate: un po' di veleno oggi, un po' di veleno domani, ci siamo assuefatti. Peccato. Piuttosto dovremmo fare come Mitridate in tutto il resto, che parlava (dicono) venti lingue ed era capace di governare un bellissimo Stato multinazionale.
Intanto io ho firmato una petizione perché si dimetta, anche se credo proprio che non lo farà. E in fondo mi va bene anche così. Il problema non è di sacrificare qualcuno oggi, come abbiamo fatto ieri nel non molto edificante caso del rimpatrio di Alma Ablyazova e figlia seienne. Il problema è che al di là della contestazione politica, l'opinione della gente di lingua italiana non si è davvero scandalizzata: non ha travolto Calderoli e tutta la Lega Nord di fischi (perché al famoso comizio usato come scusa da Calderoli non c'era mica solo lui, c'erano i leghisti che ridevano). Come non lo ha fatto in anni ed anni di manifestazioni di razzismo fatte a parole e a mezzo stampa in articoli e manifesti che ci hanno avvelenato giorno dopo giorno. E noi abbiamo fatto come il vecchio Mitridate: un po' di veleno oggi, un po' di veleno domani, ci siamo assuefatti. Peccato. Piuttosto dovremmo fare come Mitridate in tutto il resto, che parlava (dicono) venti lingue ed era capace di governare un bellissimo Stato multinazionale.
lunedì 15 luglio 2013
Il genio Calderoli...
Il super rozzo Calderoli dice che la deliziosa dottoressa Kienge dalle parole ferme e delicate gli fa pensare ad un Orango. Poi si scusa solo a parole, per tirarsi fuori dai guai, dicendo che, insomma, era "linguaggio da comizio" e che si tratta solo di una "battuta".
Linguaggio da comizio? Ma che scusa è? Vuol dire forse che parlando in casa tra i razzisti della Lega si può aprire la bocca senza preoccuparsi che il cervello sia connesso? Allora... io cerco di essere migliore e non dico a cosa penso quando guardo Calderoli, anzi, soprattutto quando lo ascolto.
Ma l'unica cosa che può forse essere liquidata come una (brutta) battuta è che Calderoli sia Vice Presidente del Senato. Mi sembrerebbe opportuno che lo costringessimo a dimettersi.
domenica 14 luglio 2013
ϰοσμοπολίτηϚ
Riflessione disordinata e da ri-riflettere... solo un tarlo e non un'idea chiara.
- Cambiamo faccia, cambiamo idee, e ci accontentiamo di nuove sintesi incomplete. Di moda, certo, ma incomplete. Così che passerà il tempo e non potremo che rigettarle quasi con fastidio: come ingenuità colpevoli del nostro passato.
- Abbiamo buttato tante cose che avremmo dovuto tenere care. Ad esempio: forse era giusto buttare l'illiberalità dell'esperienza socialista che confligge con la psicologia (naturale?) dell'individuo. Ne sono quasi certo. Ma era giusto buttare l'INTERNAZIONALISMO che l'accompagnava? Idea nobile che ha contrastato fin dall'Ottocento le bizzare costruzioni di Herder, Fichte e dei filosofi nazionalisti? Marx è caduto in disgrazia, ma non sarebbero dovuti cadere in disgrazia anche loro (gli agitatori della destra), con tutti i disastri che hanno causato?
- Qualcuno ha scritto qualche libro nero (famoso appunto quello sul comunismo pubblicato in Italia con molto orgoglio da Berlusconi). Bene. I libri neri vanno scritti e letti. Ma sono il risultato di una interpretazione dei fatti e di una categorizzazione concettuale. Ma il Nazionalismo, la convinzione che esista una identità nazionale più profonda e con più diritti di quella delle persone, l'idea della patria per cui si prende il fucile, l'idea della naturale identità culturale e spirituale di un popolo (anzi, di un'etnia), quanti morti hanno fatto? Mi sembra di più degli 85 milioni che Berlusconi attribuisce al Comunismo (http://www.youtube.com/watch?v=XachLiTRkdE). Hanno riempito l'Ottocento ed il Novecento di guerre continue e distruttive, più violente e radicali di qualunque altra guerra precedente, di massacri perpetrati da individui tutto sommato in buona coscienza... per la patria si muore e si ammazza senza colpa. Se scrivessimo il Libro nero del Nazionalismo, quante pagine avrebbe?
- Mi viene da pensare, non è ora di risvegliarci e di tornare agli insegnamenti del buon Diogene che a chi gli chiedeva quale fosse la sua patria rispondeva: "Sono cittadino del mondo intero" ?
- Cambiamo faccia, cambiamo idee, e ci accontentiamo di nuove sintesi incomplete. Di moda, certo, ma incomplete. Così che passerà il tempo e non potremo che rigettarle quasi con fastidio: come ingenuità colpevoli del nostro passato.
- Abbiamo buttato tante cose che avremmo dovuto tenere care. Ad esempio: forse era giusto buttare l'illiberalità dell'esperienza socialista che confligge con la psicologia (naturale?) dell'individuo. Ne sono quasi certo. Ma era giusto buttare l'INTERNAZIONALISMO che l'accompagnava? Idea nobile che ha contrastato fin dall'Ottocento le bizzare costruzioni di Herder, Fichte e dei filosofi nazionalisti? Marx è caduto in disgrazia, ma non sarebbero dovuti cadere in disgrazia anche loro (gli agitatori della destra), con tutti i disastri che hanno causato?
- Qualcuno ha scritto qualche libro nero (famoso appunto quello sul comunismo pubblicato in Italia con molto orgoglio da Berlusconi). Bene. I libri neri vanno scritti e letti. Ma sono il risultato di una interpretazione dei fatti e di una categorizzazione concettuale. Ma il Nazionalismo, la convinzione che esista una identità nazionale più profonda e con più diritti di quella delle persone, l'idea della patria per cui si prende il fucile, l'idea della naturale identità culturale e spirituale di un popolo (anzi, di un'etnia), quanti morti hanno fatto? Mi sembra di più degli 85 milioni che Berlusconi attribuisce al Comunismo (http://www.youtube.com/watch?v=XachLiTRkdE). Hanno riempito l'Ottocento ed il Novecento di guerre continue e distruttive, più violente e radicali di qualunque altra guerra precedente, di massacri perpetrati da individui tutto sommato in buona coscienza... per la patria si muore e si ammazza senza colpa. Se scrivessimo il Libro nero del Nazionalismo, quante pagine avrebbe?
- Mi viene da pensare, non è ora di risvegliarci e di tornare agli insegnamenti del buon Diogene che a chi gli chiedeva quale fosse la sua patria rispondeva: "Sono cittadino del mondo intero" ?
martedì 9 luglio 2013
Francesco
Ma, detto questo, lo devo fare: il signor Bergoglio mi piace proprio. Mi piace per la sua sfrontata e pacifica capacità di dire cose con nettezza, con umiltà e coraggio. Se fossi un cattolico sarei davvero entusiasta.
Ed in particolare mi piace oggi il Papa che getta un fiore sui morti affogati, tutti uguali e tutti umani. Il Papa Internazionalista, che dà il valore che hanno a quelle cose funzionali (ma immaginarie) che chiamiamo patrie, confini, documenti, passaporti, visti, nazioni, bandiere; e che atterrando in questa Italia piccola così, non si rende neanche conto che la cosa può disturbare gli autorevoli arroganti locali difensori (ambigui) della razza.
Ed eccoci qui a discutere di JUS SANGUINIS per scavare un solco di DNA tra noi e gli altri... come se non fosse una parolaccia: la differenza non data da quello che uno è o vuole essere, ma dall'essere del ceppo buono!
Macché Jus e Jus. Questo pianeta è rotondo e fatto per girarci attorno! E' un globo e quindi, appunto, globalizzato. Il pianeta terra è per diritto naturale casa di tutti. Le restrizioni che si fanno, per convenienza o per necessità, sono un fatto della storia, una cosa che adesso è così ma che è destinata a cambiare, e che hanno quindi una importanza relativa. Lo sanno i migranti di tutto il mondo, lo sanno i Paesi che non hanno una presunta identità etnica ma un'identità consapevolmente costruita nella storia, in questo tempo e in questo spazio.
domenica 7 luglio 2013
Desire
Una nuova fase della vita di marinaio. Una decisione non ponderata con prudenza, ma, insomma, una decisione.
La mia cara Emilia, la casa dei miei ultimi anni diventerà Inglese e non sarà più mia. Al suo posto verrà Desire, Formosa 56 del 1981. Barca da curare perché non è più una ragazzina (gli anni passano per tutti), ma che se sarà amata e curata con saggezza dovrebbe essere la mia casa finché non sarò troppo vecchio per lei.
Barca per non essere staziale. Vedremo quanto è lontana la fine del mondo.
La mia cara Emilia, la casa dei miei ultimi anni diventerà Inglese e non sarà più mia. Al suo posto verrà Desire, Formosa 56 del 1981. Barca da curare perché non è più una ragazzina (gli anni passano per tutti), ma che se sarà amata e curata con saggezza dovrebbe essere la mia casa finché non sarò troppo vecchio per lei.
Barca per non essere staziale. Vedremo quanto è lontana la fine del mondo.
giovedì 28 febbraio 2013
No Signor Presidente, si sta sbagliando.
Abbiamo eletto due buffoni e lo sappiamo. Forse ne abbiamo eletti ben di più. Comunque ne abbiamo eletto almeno uno (e non parlo di Grillo che sarebbe comunque - di gran lunga - il secondo).
Lo pensiamo in tanti ed hanno diritto di pensarlo e di dirlo anche i non Italiani.
E' inutile fare l'offeso. Non è così che ne usciremo.
Abbiamo eletto due buffoni e lo sappiamo. Forse ne abbiamo eletti ben di più. Comunque ne abbiamo eletto almeno uno (e non parlo di Grillo che sarebbe comunque - di gran lunga - il secondo).
Lo pensiamo in tanti ed hanno diritto di pensarlo e di dirlo anche i non Italiani.
E' inutile fare l'offeso. Non è così che ne usciremo.
martedì 26 febbraio 2013
domenica 24 febbraio 2013
A Noi!
Direi che è il modello della identità interpretata come confine chiuso che non è più applicabile nel mondo globale. Questa idea del noi e del loro come se fossimo due cose distinte.
La Nazione! La Bandiera! il nemico! L'identità che non può che essere esclusiva. L'uomo molecola di un organismo naturale che conta - lui solo - più di tutto e di tutti. La razza! L'etnia! Il Dio geloso!
Io non lo so se queste cose fanno ridere solo me. Non credo.
Mi sembra che il solo fatto di alzarci tutti i giorni in un mondo in cui ci si sposta, in cui ci si conette (e chi non lo fa paga pegno), in cui si incontrano persone, lingue e pensieri, dovrebbe essere un vaccino che ci immunizza dal rischio di una identità sul tipo "sono al centro della terra", anzi "IL centro dell'universo"!
Io mi sento al centro di una rete di insiemi identitari che si intersecano in mille modi e non conoscono esclusività. In ogni insieme ci sono con qualcun altro. Con tutti gli esseri umani condivido l'appartenenza ad almeno un insieme. I confini stessi di ciascun insieme sbiadiscono al sole e si nascondono sotto i contorni di altri insiemi che assumono per qualche motivo una maggior importanza temporanea. E allora i noi chi sarebbero? I Montecchiesi? I Reggiani? I Ravennati? Gli Emiliani? Gli Australiani? Gli Italiani? Gli Argentini? I maschi? I nati nel 1961? Quelli che portano gli occhiali? I marinai? Quelli che dirigono scuole? Quelli che non votano Berlusconi? Quelli che amano il lambrusco della Cantina Due Torri?
Mi viene da ridere quando qualcuno dice NOI come se dicesse qualcosa di importante per indicare che fuori dal confine ci sono i "non noi". Alcune volte anzi mi viene da piangere; dipende dalle circostanze.
Quando l'autorevole G.W.F. Hegel sembrava essere certo che lo Spirito Assoluto avesse dato il meglio di sé nel suo studio filosofico dell'Università di Jena, si sbagliava ma magari ci si poteva fare un pensiero sopra. Quando la stessa presunzione viene condivisa da un gruppo di ragazzotti che si sentono tanto furbi sorseggiando prosecco al pomeriggio in un qualunque bar del nord Italia, forse vale la pena di prendere la distanze.
La Nazione! La Bandiera! il nemico! L'identità che non può che essere esclusiva. L'uomo molecola di un organismo naturale che conta - lui solo - più di tutto e di tutti. La razza! L'etnia! Il Dio geloso!
Io non lo so se queste cose fanno ridere solo me. Non credo.
Mi sembra che il solo fatto di alzarci tutti i giorni in un mondo in cui ci si sposta, in cui ci si conette (e chi non lo fa paga pegno), in cui si incontrano persone, lingue e pensieri, dovrebbe essere un vaccino che ci immunizza dal rischio di una identità sul tipo "sono al centro della terra", anzi "IL centro dell'universo"!
Io mi sento al centro di una rete di insiemi identitari che si intersecano in mille modi e non conoscono esclusività. In ogni insieme ci sono con qualcun altro. Con tutti gli esseri umani condivido l'appartenenza ad almeno un insieme. I confini stessi di ciascun insieme sbiadiscono al sole e si nascondono sotto i contorni di altri insiemi che assumono per qualche motivo una maggior importanza temporanea. E allora i noi chi sarebbero? I Montecchiesi? I Reggiani? I Ravennati? Gli Emiliani? Gli Australiani? Gli Italiani? Gli Argentini? I maschi? I nati nel 1961? Quelli che portano gli occhiali? I marinai? Quelli che dirigono scuole? Quelli che non votano Berlusconi? Quelli che amano il lambrusco della Cantina Due Torri?
Mi viene da ridere quando qualcuno dice NOI come se dicesse qualcosa di importante per indicare che fuori dal confine ci sono i "non noi". Alcune volte anzi mi viene da piangere; dipende dalle circostanze.
Quando l'autorevole G.W.F. Hegel sembrava essere certo che lo Spirito Assoluto avesse dato il meglio di sé nel suo studio filosofico dell'Università di Jena, si sbagliava ma magari ci si poteva fare un pensiero sopra. Quando la stessa presunzione viene condivisa da un gruppo di ragazzotti che si sentono tanto furbi sorseggiando prosecco al pomeriggio in un qualunque bar del nord Italia, forse vale la pena di prendere la distanze.
giovedì 19 aprile 2012
venerdì 6 aprile 2012
Bossy
Onore delle armi?
Ma di cosa farneticano politici (screditati) e telegiornali?
Se ne va assolutamente senza onore.
Ma di cosa farneticano politici (screditati) e telegiornali?
Se ne va assolutamente senza onore.
giovedì 29 marzo 2012
mercoledì 7 marzo 2012
Pirati e Marinai
Spero che vengano a casa... e spero che i loro colleghi non abbiano paura di sparare se ne hanno il bisogno. E anche che sappiano che se dovranno pagare di persona per un possibile errore (se le cose andranno davvero male) lo faranno con il mio affetto e la mia riconoscenza e che faremo il possibile per tirarli fuori. Non so se e' una grande soddisfazione, ma insomma... dal mio punto di vista non sono e non saranno criminali ma persone da ringraziare perche' fanno un lavoro difficile e pericoloso.
Ho pensato di attraversare quelle acque in barca per tornare un giorno a casa, e la preoccupazione per la pirateria per me e' una preoccupazione vera e non solo una notizia. La pirateria dell'Oceano Indiano, non ho dubbi, va combattuta e vinta. E non e' una battaglia che si vince solo con le parole.
Credo che l'Italia abbia le sue ragioni ad essere offesa per i marinai in galera. Ma se devo essere sincero, NON penso che abbia TUTTE le ragioni.
Innanzi tutto due uomini sono stati uccisi. Due uomini che sembra proprio non siano pirati. E non e' un incidente che possiamo minimizzare. Cosa penseremmo se da una nave mercantile straniera qualcuno sparasse su un nostro peschereccio e uccidesse a freddo due pescatori siciliani? Non dico "da una nave militare", a cui in mare per prudenza non ci si avvicina neppure, ma da un mercantile dall'apparenza inoffensiva a cui una barca piccola e manovrabile si avvicina senza timore di collisione per non allungare inutilmente la navigazione?
Se leggete i giornali Indiani (ed e facile perche' molti sono scritti nel nostro familiare europeissimo Inglese) la prima cosa che colpisce e' che quello che per noi e' un grande titolo in prima pagina ed il segno di una crisi internazionale di primo livello, per il lettore indiano e' una notizia di cronaca che si fa fatica a trovare tra le pagine secondarie del giornale. E non si ha l'impressione che per gli Indiani sia in gioco il loro orgoglio nazionale, ma un processo, piu' o meno normale, per omicidio.
Noi ci sentiamo offesi perche' li hanno imprigionati. Credo che sia perche' spontaneamente giustifichiamo l'errore dei nostri marinai. In fondo ci sembra normale: se una barca da pesca di gente scuretta si avvicina alla nostra barca (o nave) almeno il pensiero dei pirati si affaccia alla nostra mente. Lo so. E capitato anche a me di preparare la radio ed il GPS per una trasmissione di emergenza, di allertare i miei compagni in cabina e di guardare nervosamente alle mie spalle cercando di indovinare le intenzioni dell'altra imbarcazione.
Eppure, come possiamo pensare che questa reazione "naturale" possa essere compresa dagli Indiani? E se compresa, come possa essere accettata senza offesa? Gli Indiani non sono "cattivi mussulmani" come i pirati somali. Anzi, sono da sempre ai ferri corti con i mussulmani; ben piu' esplicitamente di quanto non siano stati da tanto tempo i Paesi europei. Col Pakistan, col Bangladesh, con gli attentati gravi quanto il nostro 11 Settembre e la bomba nucleare pakistana sulla soglia di casa.
Ma se l'assoluzione preconcetta che noi (anche io) riconosciamo come un diritto ai nostri uomini non dovesse funzionare nella psicologia indiana, per quale ragione dovremmo "offenderci" per il loro arresto?
Le nostre ragioni si limiterebbero ad una, articolata su due punti: l'omicidio e' avvenuto in acque internazionali su una nave italiana, per cui i nostri uomini non sarebbero soggetti alla giurisdizione indiana ma a quella italiana.
A prima vista sembra giusto, lo sanno tutti che una nave in acque internazionali segue la legge del suo proprio Paese. Pero', a prescindere dal fatto che i giornali indiani non siano cosi' sicuri sul particolare delle acque internazionali, c'e' un altro problema: chi ha sparato era in territorio italiano, ma chi e' morto era in territorio indiano (il peschereccio, per l'appunto, non era di Mazzara del Vallo). Nessuno, mi sembra, nega che ci sia stato un duplice omicidio di pescatori, con tante attenuanti e forse con buone giustificazioni, ma l'omicidio c'e' stato. E l'omicidio e' avvenuto in territorio indiano anche se i colpi sono stati sparati dall'Italia che si trovava, solo in quel momento. a confinare con l'India.
E' cosi' ovvio che l'India, che e' riuscita a metterci le mani sopra, dovrebbe lasciare andare i nostri uomini chiedendo scusa? E' cosi' ovvio che l'opinione pubblica indiana non possa arrabbiarsi per questo incidente?
L'Italia si e' gia' offerta di pagare i danni alle famiglie dei pescatori. Mi sembra che per lo meno questo suggerisca che l'ipotesi di un errore colpevole dei nostri uomini sia stato preso seriamente in considerazione dal Governo italiano. E' la stessa cosa che fece Bill Clinton nel 1998 quando i caccia americani tagliarono i cavi della funivia del Cermis uccidendo 19 passeggeri.
I nostri marinai non sono criminali e vanno riportati a casa. Come non erano criminali i Marines americani che allora guidavano l'aereo. E che infatti sono tornati a casa tra lo sconforto della nostra opinione pubblica che allora era un po' meno garantista.
Gli errori purtroppo accadono, e a volte sono dolorosi. Invece di fare bellicosi proclami, come si suggerisce incautamente da piu' parti, suggerirei di sostenere i nostri marinai e di attendere un giudizio che spero sara' piu' veloce di quello che ci aspetteremmo se il processo si dovesse svolgere in Italia. E poi, se sara' necessario, di chiedere scusa.
Ho pensato di attraversare quelle acque in barca per tornare un giorno a casa, e la preoccupazione per la pirateria per me e' una preoccupazione vera e non solo una notizia. La pirateria dell'Oceano Indiano, non ho dubbi, va combattuta e vinta. E non e' una battaglia che si vince solo con le parole.
Credo che l'Italia abbia le sue ragioni ad essere offesa per i marinai in galera. Ma se devo essere sincero, NON penso che abbia TUTTE le ragioni.
Innanzi tutto due uomini sono stati uccisi. Due uomini che sembra proprio non siano pirati. E non e' un incidente che possiamo minimizzare. Cosa penseremmo se da una nave mercantile straniera qualcuno sparasse su un nostro peschereccio e uccidesse a freddo due pescatori siciliani? Non dico "da una nave militare", a cui in mare per prudenza non ci si avvicina neppure, ma da un mercantile dall'apparenza inoffensiva a cui una barca piccola e manovrabile si avvicina senza timore di collisione per non allungare inutilmente la navigazione?
Se leggete i giornali Indiani (ed e facile perche' molti sono scritti nel nostro familiare europeissimo Inglese) la prima cosa che colpisce e' che quello che per noi e' un grande titolo in prima pagina ed il segno di una crisi internazionale di primo livello, per il lettore indiano e' una notizia di cronaca che si fa fatica a trovare tra le pagine secondarie del giornale. E non si ha l'impressione che per gli Indiani sia in gioco il loro orgoglio nazionale, ma un processo, piu' o meno normale, per omicidio.
Noi ci sentiamo offesi perche' li hanno imprigionati. Credo che sia perche' spontaneamente giustifichiamo l'errore dei nostri marinai. In fondo ci sembra normale: se una barca da pesca di gente scuretta si avvicina alla nostra barca (o nave) almeno il pensiero dei pirati si affaccia alla nostra mente. Lo so. E capitato anche a me di preparare la radio ed il GPS per una trasmissione di emergenza, di allertare i miei compagni in cabina e di guardare nervosamente alle mie spalle cercando di indovinare le intenzioni dell'altra imbarcazione.
Eppure, come possiamo pensare che questa reazione "naturale" possa essere compresa dagli Indiani? E se compresa, come possa essere accettata senza offesa? Gli Indiani non sono "cattivi mussulmani" come i pirati somali. Anzi, sono da sempre ai ferri corti con i mussulmani; ben piu' esplicitamente di quanto non siano stati da tanto tempo i Paesi europei. Col Pakistan, col Bangladesh, con gli attentati gravi quanto il nostro 11 Settembre e la bomba nucleare pakistana sulla soglia di casa.
Ma se l'assoluzione preconcetta che noi (anche io) riconosciamo come un diritto ai nostri uomini non dovesse funzionare nella psicologia indiana, per quale ragione dovremmo "offenderci" per il loro arresto?
Le nostre ragioni si limiterebbero ad una, articolata su due punti: l'omicidio e' avvenuto in acque internazionali su una nave italiana, per cui i nostri uomini non sarebbero soggetti alla giurisdizione indiana ma a quella italiana.
A prima vista sembra giusto, lo sanno tutti che una nave in acque internazionali segue la legge del suo proprio Paese. Pero', a prescindere dal fatto che i giornali indiani non siano cosi' sicuri sul particolare delle acque internazionali, c'e' un altro problema: chi ha sparato era in territorio italiano, ma chi e' morto era in territorio indiano (il peschereccio, per l'appunto, non era di Mazzara del Vallo). Nessuno, mi sembra, nega che ci sia stato un duplice omicidio di pescatori, con tante attenuanti e forse con buone giustificazioni, ma l'omicidio c'e' stato. E l'omicidio e' avvenuto in territorio indiano anche se i colpi sono stati sparati dall'Italia che si trovava, solo in quel momento. a confinare con l'India.
E' cosi' ovvio che l'India, che e' riuscita a metterci le mani sopra, dovrebbe lasciare andare i nostri uomini chiedendo scusa? E' cosi' ovvio che l'opinione pubblica indiana non possa arrabbiarsi per questo incidente?
L'Italia si e' gia' offerta di pagare i danni alle famiglie dei pescatori. Mi sembra che per lo meno questo suggerisca che l'ipotesi di un errore colpevole dei nostri uomini sia stato preso seriamente in considerazione dal Governo italiano. E' la stessa cosa che fece Bill Clinton nel 1998 quando i caccia americani tagliarono i cavi della funivia del Cermis uccidendo 19 passeggeri.
I nostri marinai non sono criminali e vanno riportati a casa. Come non erano criminali i Marines americani che allora guidavano l'aereo. E che infatti sono tornati a casa tra lo sconforto della nostra opinione pubblica che allora era un po' meno garantista.
Gli errori purtroppo accadono, e a volte sono dolorosi. Invece di fare bellicosi proclami, come si suggerisce incautamente da piu' parti, suggerirei di sostenere i nostri marinai e di attendere un giudizio che spero sara' piu' veloce di quello che ci aspetteremmo se il processo si dovesse svolgere in Italia. E poi, se sara' necessario, di chiedere scusa.
lunedì 5 marzo 2012
TAV... si grazie!
Liberta' per i NO TAV? La chiedono a gran voce sui loro siti, ma la liberta', se serve, serve per tutti. Ed in una democrazia e' la liberta' di decidere insieme secondo le regole che ci siamo dati e rispettando le leggi. La liberta' di parlare e di dissentire senza paura.
Ora... il clima di timore che si e' creato non e' democrazia. Un timore che molti sentono e qualcuno ha espresso. Io sono favorevole alla TAV perche' voglio una societa' moderna e sostenibile, con piu' treni veloci e meno macchine. E per questo ci vogliono infrastrutture ed investimenti. E credo che, per ragioni diverse, sia favorevole la grandissima maggioranza degli Italiani.
Ma di tutti i favorevoli, mi chiedo quanti andrebbero in giro per la Val di Susa con una bandierina "SI TAV" senza il timore di essere aggrediti? Quanti attaccherebbero un adesivo "Si' TAV" alla propria macchina o al proprio zaino e si sentirebbero tranquilli a girare per la strada?
Cari NO TAV, la violenza non e' una buona ragione. I balli ed i canti neppure, anche se per lo meno non sono un atto criminale. Se volete avere ragione, la gente la dovete convincere, non spaventare. E se non riuscite a convincerla e inutile che vi arrabbiate e spaccate tutto.
Scrivete e comunicate perche' alla fine scegliamo insieme nel modo migliore possibile. Che non e' necessariamente il vostro, ne' il mio. Buon lavoro.
Ora... il clima di timore che si e' creato non e' democrazia. Un timore che molti sentono e qualcuno ha espresso. Io sono favorevole alla TAV perche' voglio una societa' moderna e sostenibile, con piu' treni veloci e meno macchine. E per questo ci vogliono infrastrutture ed investimenti. E credo che, per ragioni diverse, sia favorevole la grandissima maggioranza degli Italiani.
Ma di tutti i favorevoli, mi chiedo quanti andrebbero in giro per la Val di Susa con una bandierina "SI TAV" senza il timore di essere aggrediti? Quanti attaccherebbero un adesivo "Si' TAV" alla propria macchina o al proprio zaino e si sentirebbero tranquilli a girare per la strada?
Cari NO TAV, la violenza non e' una buona ragione. I balli ed i canti neppure, anche se per lo meno non sono un atto criminale. Se volete avere ragione, la gente la dovete convincere, non spaventare. E se non riuscite a convincerla e inutile che vi arrabbiate e spaccate tutto.
Scrivete e comunicate perche' alla fine scegliamo insieme nel modo migliore possibile. Che non e' necessariamente il vostro, ne' il mio. Buon lavoro.
martedì 28 febbraio 2012
Speranza
Ecco, sono tornato in Italia e sono ammutolito davvero.
Eppure in Italia e davvero difficile restare in silenzio.
Signori sono scontento, e anche un po' contento, ma naturalmente dubbioso. Che Paese e questo?
E il Paese che sa fare i conti con la realta' con una psicologia adulta e matura (come mi sembra di aver visto negli ultimi 100 giorni)? Che per la prima volta si scandalizza davvero davanti a chi evade le tasse? Che non perde l'entusiasmo (o la speranza) che le cose si possano fare anche nonostante i tagli...
O non e' ancora il Paese scollato e divaricato tra il fango di Berlusconi e la drammatica confusione populista di Beppe Grillo (con in mezzo il silenzio spaventoso dei DS)? il Paese che gioca a chi grida piu' forte in barba alle regole della democrazia? Il paese dei manichei e dei santi (e dei martiri che si attaccano ai tralicci...) che sanno tutto loro?
Spero di no. Spero che la destra dimostri di essere seria e di avere la testa a posto, e la sinistra (la mia sinistra!) dimostri
1. di avere ancora un po' di internazionalismo nel cuore e sventoli meno tricolori e piu' bandiere europee;
2. di avere l'idea di un Paese sano, realisticamente solvibile, e con servizi che non difendono i fannulloni (con buona pace della deludente Camusso) ma producano mobilita' sociale, e scuole da ricchi per i poveri;
3. che non abbia timore a dire no a qualcuno che grida in piazza. La ragione non e` necessariamente di chi si arrabbia e la polizia di uno stato democratico non e' necessariamente di destra;
4. che riscopra i grandi temi della sostenibilita', tra cui e' centrale il nodo dei trasporti fluviali e ferroviari veloci ed efficienti in alternativa alle macchine ed agli aereoplani.
Spero. Spero! Spero!!
Eppure in Italia e davvero difficile restare in silenzio.
Signori sono scontento, e anche un po' contento, ma naturalmente dubbioso. Che Paese e questo?
E il Paese che sa fare i conti con la realta' con una psicologia adulta e matura (come mi sembra di aver visto negli ultimi 100 giorni)? Che per la prima volta si scandalizza davvero davanti a chi evade le tasse? Che non perde l'entusiasmo (o la speranza) che le cose si possano fare anche nonostante i tagli...
O non e' ancora il Paese scollato e divaricato tra il fango di Berlusconi e la drammatica confusione populista di Beppe Grillo (con in mezzo il silenzio spaventoso dei DS)? il Paese che gioca a chi grida piu' forte in barba alle regole della democrazia? Il paese dei manichei e dei santi (e dei martiri che si attaccano ai tralicci...) che sanno tutto loro?
Spero di no. Spero che la destra dimostri di essere seria e di avere la testa a posto, e la sinistra (la mia sinistra!) dimostri
1. di avere ancora un po' di internazionalismo nel cuore e sventoli meno tricolori e piu' bandiere europee;
2. di avere l'idea di un Paese sano, realisticamente solvibile, e con servizi che non difendono i fannulloni (con buona pace della deludente Camusso) ma producano mobilita' sociale, e scuole da ricchi per i poveri;
3. che non abbia timore a dire no a qualcuno che grida in piazza. La ragione non e` necessariamente di chi si arrabbia e la polizia di uno stato democratico non e' necessariamente di destra;
4. che riscopra i grandi temi della sostenibilita', tra cui e' centrale il nodo dei trasporti fluviali e ferroviari veloci ed efficienti in alternativa alle macchine ed agli aereoplani.
Spero. Spero! Spero!!
mercoledì 17 marzo 2010
Iscriviti a:
Post (Atom)